L’articolo ha il solo scopo informativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico o dello psicologo.

La scrittura non è tratta da un copia e incolla di articoli sull’autostima che si possono facilmente rintracciare in rete, ma dalla ricerca tra articoli accademici convalidati dalla sperimentazione razionale.

L’autostima è stata uno degli argomenti che hanno maggiormente attratto l’attenzione degli psicologi fino ad oggi. Per dare un valore a questa affermazione, Heine e Lehman (2004) parlano di circa 18000 studi pubblicati negli ultimi 35 anni (riferendosi fino alla data della pubblicazione della loro ricerca) e a oggi le ricerche sono continuate soprattutto con il sopraggiungere della psicologia positiva.

Per rispondere alla domanda, che cos’è l’autostima, gli scienziati ne hanno dato molte definizioni in base al loro campo di ricerca.

Forse la definizione più antica si trova nella Bibbia, citando Matteo (22,39): “Ama il tuo prossimo come te stesso”, che si può anche leggere: “possiamo stimare gli altri nella misura che riusciamo a farlo con noi stessi”. Quindi l’io, quello che pensiamo e crediamo di noi stessi diventa il punto centrale in una realtà dove esistiamo e co-esistiamo.

Nel 1965 Rosenberg (vedi il suo test che ho pubblicato nella sezione test del sito), uno dei pionieri di questo campo, ha affermato che l’autostima si riferisce alla valutazione positiva che facciamo di noi stessi. Ampliando, si può dire che l’autostima si riferisce alla percezione individuale del sé o alla valutazione che ne facciamo, ai propri sentimenti di rispetto e fiducia o alla reazione emotiva che ne segue.

La valutazione che facciamo di noi stessi non si riferisce soltanto a un io “astratto” o globale, ma nei vari momenti: a come misuriamo un’abilità o una qualità posseduta, o ancora ci si può riferire a come giudichiamo i nostri sentimenti in certi frangenti (ad esempio una persona potrebbe dire che la sua autostima era alle stelle dopo aver ottenuto un successo, o che la sua autostima è crollata in seguito a un fallimento).
Hewitt (2002), invece ne dà una definizione diversa. Definisce l’autostima come un processo socialmente costruito. Potremmo definirla una credenza-emozione che si sviluppa nel tempo in circostanze sociali e che è soggetta a un controllo sociale dato dagli altri.
Come si può osservare, l’autostima riguarda il sé in continua interazione con gli altri, ovvero l’esperienza di essere in grado di affrontare le sfide della vita e di essere degni di sentirsi felici.

Formazione dell’autostima

La formazione dell’autostima implica un lungo processo. Essa è correlata con la formazione dell’immagine di sé e dell’autocoscienza. La sua evoluzione nel tempo comporta anche periodi di decadenza, soprattutto durante i periodi di transizione da una fase all’altra, da uno stato all’altro, ad esempio, nell’adolescenza (a causa dei cambiamenti psico-sociali), o nell’età adulta, come conseguenza del cambiamento di stato, del pensionamento e del cambiamento di compiti e responsabilità. L’autostima sembra diminuire durante l’adolescenza e aumentare invece dopo, nel giovane adulto.

Molti studi hanno sottolineato il ruolo essenziale dell’ambiente familiare nella formazione della personalità soprattutto nella prima infanzia. I primi studi di Rosenberg (1965) hanno dimostrato che il coinvolgimento dei genitori e la volontà di dare agli adolescenti autonomia e libertà sono positivamente correlati con un aumento dell’autostima degli adolescenti. L’adolescenza risulta essere un periodo fondamentale nella formazione dell’autostima.

Possiamo leggere i registri di una corretta crescita interiore dei ragazzi nelle seguenti caratteristiche:
• Si sentono in grado di influenzare positivamente l’opinione e il comportamento degli altri;
• affrontano le sfide in modo positivo e fiducioso;
• hanno un alto livello di tolleranza alla frustrazione;
• accettano le prime responsabilità;
• sanno valutare correttamente le situazioni;
• comunicano sentimenti positivi su sé stessi;
• riescono ad avere un buon autocontrollo.

Come ci aiuta l’autostima

Le persone con una buona autostima provano una maggiore felicità, ottimismo e motivazione rispetto a quelle con una bassa. Inoltre, sono meno soggette a depressione, ansia e umore negativo, amano la vita e si sentono soddisfate della vita.
Le persone con un’alta autostima sono maggiormente capaci di persistere di fronte a compiti difficili e di conseguenza sono maggiormente resilienti di fronte alle vicissitudini della vita rispetto a quelle con bassa autostima. Assolutamente non scontata, è la capacità di accettare a livello profondo la felicità che arriva in particolari momenti. Inoltre, alti livelli di autostima facilità l’instaurarsi di una maggiore profondità nella relazione con il partner.
Facilità l’autogestione di schemi disfunzionali e sintomi depressivi.

Vai alla seconda parte

Denis Tam